L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015, fornisce un modello condiviso per la pace e la prosperità delle persone e del pianeta, ora e nel futuro. Al centro ci sono i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), che sono un appello urgente all’azione da parte di tutti i paesi – sviluppati e in via di sviluppo – in una partnership globale. Riconoscono che porre fine alla povertà e ad altre privazioni deve andare di pari passo con strategie che migliorano la salute e l’istruzione, riducono le disuguaglianze e stimolano la crescita economica, il tutto affrontando il cambiamento climatico e lavorando per preservare i nostri oceani e foreste. Analizziamo nel dettaglio il SDG 11 che parla di città e comunità sostenibili.
Rendere le città inclusive, sicure, resilienti e sostenibili
Entro il 2050, il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle città, il che rende le città fondamentali per il raggiungimento di un futuro sostenibile per il mondo. Le città e le periferie sono quindi essenziali per il benessere e la qualità della vita degli europei. Servono anche come centro per lo sviluppo e l’innovazione economici e sociali, attirano molte persone grazie alla vasta gamma di opportunità di istruzione, occupazione, intrattenimento e cultura offerte. Questa grande concentrazione di persone e ricchezza, tuttavia, spesso comporta una serie di sfide complesse.
Lo sviluppo sostenibile non può essere raggiunto senza trasformare in modo significativo il modo in cui costruiamo e gestiamo i nostri spazi urbani. La rapida crescita delle città, risultato dell’aumento della popolazione e dell’aumento della migrazione, ha portato ad un boom nelle megalopoli, specialmente nei paesi in via di sviluppo, e gli slum stanno diventando una caratteristica più significativa. Bisogna inoltre garantire una mobilità sana e sostenibile, come camminare o andare in bicicletta, attraverso una migliore pianificazione urbana e migliorando l’accessibilità e l’attrattiva dei sistemi di trasporto pubblico. Un’altra sfida riguarda gli impatti ambientali negativi delle città, come le elevate emissioni di anidride carbonica o le grandi quantità di rifiuti generati nelle aree urbane.
Il ruolo delle imprese
Rendere le città sostenibili significa creare opportunità di carriera e di business, alloggi sicuri e convenienti, oltre a costruire società ed economie resilienti. Tutto ciò comporta investimenti nel trasporto pubblico, creazione di spazi pubblici verdi e miglioramento della pianificazione e gestione urbana in modo partecipativo e inclusivo. Le imprese, insieme ai governi a vari livelli, alle organizzazioni della società civile e ai cittadini, sono collettivamente impegnate nel perseguire obiettivi ambiziosi per rendere le città più competitive, sicure, efficienti sotto il profilo delle risorse, resilienti e inclusive.
Le imprese possono svolgere un ruolo vitale non solo nel fornire infrastrutture, tecnologie, servizi e soluzioni finanziarie specifiche, ma anche nel contribuire alla strategia che sosterrà l’ottimizzazione complessiva dei sistemi urbani per creare città inclusive, sicure, sostenibili e resistenti ai disastri. Le città che cercano di realizzare i propri obiettivi di sostenibilità possono trarre vantaggio dall’impegnarsi con le imprese nelle prime fasi del processo di pianificazione e sviluppo della strategia, sfruttando la capacità delle imprese di identificare soluzioni innovative ed economiche per sfide di sostenibilità urbana complesse e trasversali.
Il nuovo governo italiano punta alla transizione verde
Il primo ministro Mario Draghi ha posto il cambiamento climatico al centro dei suoi piani per governare l’Italia creando un ministero che combini la politica energetica con il portafoglio ambientale, segnalando l’impegno del paese per una ripresa dalla crisi COVID-19 basata su una transizione energetica verde. Il neo-costituito governo del Primo Ministro Mario Draghi ha rivisto il piano di ripresa del Paese e lo ha presentato alla Commissione Europea a fine aprile. L’Italia può contare su oltre 200 miliardi di euro dei fondi di recupero COVID-19 dell’UE, di cui 70 miliardi di euro devono essere destinati alla transizione ecologica.
In base a un accordo dell’UE, il 37% di questo denaro deve essere destinato alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. L’ex capo della Banca centrale europea, che si è insediato come capo di un governo di unità nazionale creato per guidare l’Italia fuori dalla crisi del coronavirus e dalla recessione economica, ha messo il fisico Roberto Cingolani a capo di un nuovo ministero per la transizione ecologica. Nel suo ruolo Cingolani si farà carico di questioni energetiche precedentemente condivise con altri ministeri e le unirà al portafoglio ambiente.
Un ministero per la transizione ecologica
Tutto ciò è di cruciale importanza in quanto per la prima volta nella sua storia, l’Italia avrà un Ministero per la Transizione Ecologica, ovvero un’istituzione specifica per la trasformazione del sistema produttivo italiano verso un modello più sostenibile. Questo è più di un semplice Ministero dell’Ambiente potenziato, ma un concetto nuovo di zecca che mira a sovvertire l’intero approccio alla produzione, al consumo e allo stile di vita nel paese in generale.
In Italia, il neonato Ministero sta per raccogliere alcune delle principali responsabilità che normalmente spettano al Ministero dello Sviluppo Economico; in particolare, matureranno tutte le attività che ruotano attorno alle politiche energetiche, alle emissioni dei trasporti, alle risorse energetiche alternative, alle politiche di sviluppo sostenibile, all’economia circolare e alle politiche correlate. Oltre a questi, il Ministero si occuperà delle responsabilità ambientali più classiche come la gestione dei rifiuti, la gestione delle risorse idriche e la difesa dell’ambiente.
Le critiche all’Italia
Tuttavia, a quella che dovrebbe essere la svolta verde di un governo che vorrebbe condurre l’Italia verso un futuro più sostenibile, non sono mancate delle critiche, critiche che evidenziano come questa transizione ecologica ha un’impostazione prettamente antropocentrica che non si impegna abbastanza nella salvaguardia della biodiversità e nella gestione sostenibile delle risorse naturali. In particolare, Lipu-BirdLife Italia denuncia la scarsità di interventi a favore della biodiversità italiana e, insieme a BirdLife Europa, pubblica un dossier con i punti più critici del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano ed alcune proposte correttive: http://www.lipu.it/pdf/Recovery-Plan_un-Piano-grigio-che-dimentica-la-Natura_Lipu.pdf.
Se la cifra generale stanziata per la transizione ecologica non raggiunge il 37% dei fondi complessivi, richiesto come quota minima dal Regolamento europeo, l’investimento per la biodiversità si ferma a 1,19 miliardi su 231 complessivi, corrispondenti allo 0,51%.
Ciò che viene chiesto alla Commissione Europea e al Governo Italiano è quindi di correggere il Recovery Plan in modo da riuscire ad ottenere uno sviluppo sostenibile del Paese, rafforzando le normative di tutela ambientale e naturalistica per evitare danni significativi alla biodiversità.
La dimensione ambientale del SDG 11
Le sfide che le città devono affrontare possono essere superate in modi che consentano loro di continuare a prosperare e crescere, migliorando al contempo l’uso delle risorse e riducendo l’inquinamento e la povertà. Il futuro che vogliamo include città che offrono opportunità per tutti, accesso a servizi di base, energia, alloggi, trasporti e altro ancora.
I 10 target dell’ONU per il SDG 11
L’ONU ha definito 10 target e 15 indicatori per il SDG 11. I target specificano gli obiettivi e gli indicatori rappresentano le metriche con cui il mondo mira a monitorare se questi target vengono raggiunti. Di seguito riportiamo il testo originale di tutti i target con i vari indicatori associati ad ognuno.
Target 11.1: alloggi sicuri e convenienti
L’indicatore 11.1.1 indica la proporzione della popolazione urbana che vive in baraccopoli, insediamenti informali o alloggi inadeguati.
Questo misura la proporzione della popolazione urbana che vive nelle “slum households”. Una “slum household” è definita come un gruppo di individui che vivono sotto lo stesso tetto privi di una o più delle seguenti condizioni: accesso a un’acqua pulita, accesso a servizi igienici migliori, spazio vitale sufficiente e durabilità degli alloggi.
Obiettivo: entro il 2030, garantire a tutti l’accesso ad alloggi e servizi di base adeguati, sicuri e convenienti e riqualificare i bassifondi.
Target 11.2: sistemi di trasporto economici e sostenibili
L’indicatore 11.2.1 indica la proporzione di popolazione che ha un comodo accesso ai trasporti pubblici, per sesso, età e persone con disabilità.
Obiettivo: entro il 2030, fornire l’accesso a sistemi di trasporto sicuri, economici, accessibili e sostenibili per tutti, migliorando la sicurezza stradale, in particolare ampliando il trasporto pubblico, con particolare attenzione alle esigenze di coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità: donne, bambini, persone con disabilità e persone anziane.
Target 11.3: urbanizzazione inclusiva e sostenibile
L’indicatore 11.3.1 è il rapporto tra il tasso di consumo del suolo e il tasso di crescita della popolazione.
Obiettivo: entro il 2030, migliorare l’urbanizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di insediamento umano partecipativo, integrato e sostenibile.
L’indicatore 11.3.2 è la proporzione di città con una partecipazione diretta della società civile nella pianificazione e gestione urbana, che operano regolarmente e democraticamente.
Obiettivo: migliorare l’urbanizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di pianificazione e gestione degli insediamenti umani partecipativi, integrati e sostenibili in tutti i paesi entro il 2030.
Target 11.4: proteggere il patrimonio culturale e naturale del mondo
L’indicatore 11.4.1 è la spesa totale (pubblica e privata) pro capite spesa per la conservazione, protezione e conservazione di tutto il patrimonio culturale e naturale.
Obiettivo: rafforzare gli sforzi per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo entro il 2030.
Target 11.5: ridurre gli effetti negativi dei disastri naturali
L’indicatore 11.5.1 è il numero di morti, persone scomparse e persone direttamente colpite, attribuite a catastrofi ogni 100.000 abitanti.
Gli indicatori misurati qui riportano i tassi di mortalità degli sfollati, delle persone scomparse e il numero totale di persone colpite da calamità naturali.
Obiettivo: Entro il 2030, ridurre in modo significativo il numero di morti e il numero di persone colpite da catastrofi.
L’indicatore 11.5.2 è la perdita economica diretta in relazione al PIL globale, i danni alle infrastrutture critiche ed il numero di interruzioni dei servizi di base, attribuiti a disastri.
Le perdite economiche dirette dovute a catastrofi sono date, a livello globale e nazionale. in termini relativi come percentuale del prodotto interno lordo (PIL).
Le perdite economiche dirette misurano il valore monetario della distruzione totale o parziale dei beni materiali esistenti nell’area colpita da calamità naturali.
Obiettivo: Entro il 2030, ridurre in modo sostanziale le perdite economiche dirette relative al prodotto interno lordo globale causate da catastrofi, comprese quelle legate all’acqua, con particolare attenzione alla protezione dei poveri e delle persone in situazioni di vulnerabilità.
Target 11.6: ridurre gli impatti ambientali delle città
L’indicatore 11.6.1 è la proporzione di rifiuti solidi urbani regolarmente raccolta e con adeguato scarico finale sul totale dei rifiuti solidi urbani generati dalle città.
Obiettivo: entro il 2030, ridurre l’impatto ambientale negativo pro capite delle città, anche prestando particolare attenzione alla gestione dei rifiuti urbani e di altro tipo.
L’indicatore 11.6.2 rappresenta i livelli medi annuali di particolato fine (ad esempio PM2,5 e PM10) nelle città (ponderato in base alla popolazione).
Questo indicatore misura l’esposizione ponderata della popolazione all’inquinamento ambientale da PM2,5 (cioè a concentrazioni di particelle sospese che misurano meno di 2,5 micron di diametro).
Obiettivo: Ridurre entro il 2030 l’impatto ambientale negativo pro capite delle città, anche prestando particolare attenzione all’inquinamento atmosferico.
Target 11.7: provide access to safe and inclusive green and public spaces
L’indicatore 11.7.1 is the average share of the built-up area of cities that is open space for public use for all, by sex, age and persons with disabilities.
Obiettivo: Provide universal access to safe, inclusive and accessible, green and public spaces by 2030.
L’indicatore 11.7.2 is the proportion of persons victim of physical or sexual harassment, by sex, age, disability status and place of occurrence, in the previous 12 months.
Obiettivo: Provide universal access to safe, inclusive and accessible, green and public spaces in particular for women and children, older persons and persons with disabilities by 2030.
Target 11.7: fornire accesso a spazi verdi e pubblici inclusivi e sicuri
L’indicatore 11.7.1 è la quota media del centro abitato delle città che è spazio aperto ad uso pubblico per tutti, per sesso, età e persone con disabilità.
Obiettivo: entro il 2030, fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili.
L’indicatore 11.7.2 è la proporzione di persone vittime di molestie fisiche o sessuali, per sesso, età, stato di disabilità e luogo del verificarsi, nei 12 mesi precedenti.
Obiettivo: entro il 2030, fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per donne e bambini, anziani e persone con disabilità.
Target 11.a: rafforzare la pianificazione dello sviluppo nazionale e regionale
L’indicatore 11.a.1 è la percentuale di popolazione che vive nelle città che implementano piani di sviluppo urbano e regionale integrando proiezioni demografiche e fabbisogno di risorse, per dimensione della città.
Obiettivo: sostenere legami economici, sociali e ambientali positivi tra aree urbane, periurbane e rurali rafforzando la pianificazione dello sviluppo nazionale e regionale entro il 2030.
Target 11.b: attuare politiche per l’inclusione, l’efficienza delle risorse e la riduzione del rischio di catastrofi
L’indicatore 11.b.1 è il numero di paesi che adottano e implementano strategie nazionali di riduzione del rischio di catastrofi in linea con il Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 2015-2030.
Obiettivo: aumentare sostanzialmente il numero di città ed insediamenti umani adottando ed implementando una gestione olistica del rischio di catastrofi a tutti i livelli.
L’indicatore 11.b.2 è la percentuale di governi locali che adottano e implementano strategie di riduzione del rischio di catastrofi locali in linea con le strategie nazionali di riduzione del rischio di catastrofi.
Obiettivo: Aumentare sostanzialmente il numero di città e insediamenti umani adottando e implementando una gestione olistica del rischio di catastrofi a tutti i livelli.
Target 11.c: edifici sostenibili e resilienti nei paesi meno sviluppati
L’indicatore 11.c.1 è la percentuale di sostegno finanziario ai paesi meno sviluppati che viene assegnata alla costruzione e all’adeguamento di edifici sostenibili, resilienti ed efficienti utilizzando materiali locali.
Obiettivo: entro il 2030, supportare i paesi meno sviluppati, anche attraverso l’assistenza finanziaria e tecnica, nella costruzione di edifici sostenibili e resilienti utilizzando materiali locali.